ore 11.30
Quanto ti voglio
Cominciai a correre come un disperato, senza ragionare,
senza riflettere su cosa stessi facendo; mi sembrava di avere dentro la mia
testa i Pink Floyd che suonavano a manetta “One of these days”; avevo freddo e
caldo nello stesso tempo, sentivo una contrazione nervosa in fondo allo
stomaco, avevo voglia di piangere, di urlare, di vomitare. Attraversai con un
balzo una strada costringendo una Fulvia Coupé ad una brusca frenata.
“A coso....ma all'asilo nun t'hanno detto che prima de
traversa 'a strada se guarda”? mi disse un tipo non dissimile dalla nuova
fiamma di Camilla.
“Ahò, ma chi stai a di’ –gli
risposi- parli proprio tu che hai fatto arriva' a patente coi punti daa Mira
Lanza “. A pischello, ringrazia qua' diisa e le stellette che porti se nun te
spacco qua' faccia da cazzo. Era mejo che te buttavo sotto ‘nvece de frenà.
” E ripartì sgommando, mentre l’autoradio a tutto volume
diffondeva “Hey Joe” di Jimi Hendrix.
Ci rimasi male. “In effetti –pensai- sarebbe stato meglio
davvero, almeno finiva tutto…”
Avevo perso l’orientamento, dove mi trovavo? Roma che
conoscevo come le mie tasche mi pareva una metropoli sconosciuta… meno male che
ad un certo punto vidi la chiesa del Gesù… ecco, basta passare il bar e lì
dietro c’era casa mia. Sperai che i miei genitori fossero a messa, per evitare
di incontrarli e fiondarmi a letto a leccarmi le ferite… bella sorpresa
davvero, e adesso chissà che scusa troverà –continuavo a pensare- ma che cosa è
cambiato rispetto ad un mese fa, ci amavamo… dicevamo che era amore.. ecco, mi
piacerebbe sapere il mio amore dove lo ha buttato… figura di merda ecco che
cosa ho fatto… roba da non farsi vedere più al bar, a Roma.. roba da andare
nella legione straniera… nel Vietnam… nel Biafra… ma no io non riuscirei a
vivere neanche un istante senza di lei, senza quegli occhi azzurri che mi sono
entrati nell’anima… sempre però che lei sia ancora quella che ho conosciuto io,
quella della prima volta in quel bar del cacchio…quella del primo bacio sul
lungotevere, quella del mare… io glielo devo dire: Camilla, ascolta io non posso vivere senza di
te, senza i tuoi grandi occhi chiari, senza… porca zozza, guarda chi c’è,
questa proprio non ci voleva: mia mamma sulla porta di casa, sorriso a
sessantaquattro denti, mani che tremano, lacrimuccia in agguato”
“Ciao soldato!, bello di mamma fatti vedere, Luigi vieni
c’è Claudio, Luigi metti in fresco una bottiglia di Frascati, ma come stai bene
in divisa, Dio come sei bello, Luigi vieni ti dico, fatti vedere cucciolo, passerotto
della tua mamma, hai fame vero?, ti preparo i rigatoni col ragù, che cce vò, li
fa in un attimo la mamma per il suo soldato che ha tanta fame… e di secondo
scaldiamo un pezzo di abbacchio, l’ho fatto ieri, basta metterlo in forno”.
Non la salutai, non le dissi niente, la scostai con un
gesto brusco ed entrai in casa.
“Claudio, amore che succede? Hai fame? C’è qualche
problema, dillo alla tua mamma, sarai mica scappato dalla caserma…”
“Mamma non ho niente, ti prego, lasciami stare, non ho
bisogno di niente, non rompere”.
“Dio, ma come sei cambiato, ma cosa ti è successo, cosa
ti hanno fatto in quella dannata caserma? Luigi vieni che Claudio sta male. ”
“Mamma ti prego non rompere i coglioni, non voglio
niente, non ho bisogno di niente e di nessuno”.
Entrai in camera mia e sorrisi amaramente di quell’ultima
mia frase: “non ho bisogno di niente e di nessuno”.
Palle!!! Avevo bisogno di Camilla, la desideravo con
tutto me stesso, ma chi se ne frega se era stata con un altro, anche se ci era
andata a letto, sai che roba, mica siamo nel medioevo, sono cose passeggere, il
tempo aggiusta tutto…nello stesso tempo ero incazzatissimo, ma come si era
permessa quella… io la
odio Camilla –pensai- la odio con tutto il cuore, ha fatto
una carognata tremenda, ma io… come si fa ad odiare una ragazza così bella… ma
anche lei, però, a mettersi con un altro, porca troia, almeno una volta le
donne avevano più dignità, quando si innamoravano di uno che non era il loro
promesso dicevano “esco dalla tua vita” e scomparivano come quella… come cazzo
si chiama… oppure si buttavano sotto il treno come Anna Karenina, ecco cosa
dovrebbe fare Camilla, sparire per sempre o ammazzarsi e perché non lo fa?” No
Camilla non deve sparire, non deve ammazzarsi, Camilla deve tornare con me. La chiamo”.