venerdì 18 maggio 2012


Capitolo 3


Luglio


La prima volta

Quando Camilla andò in vacanza con i suoi a Marina di Camerota mi feci prestare da un vicino di casa una canadese ed andai nello stesso campeggio in cui si trovava lei. Il “Camping delle Sirene” era un posto tranquillo, fresco, il ristorante non era granché per quanto riguarda i secondi piatti, ma le pizze erano passabili, la parmigiana di melanzane migliore di quella servita solitamente nei ristoranti del sud ed in fin della fiera ci si mangiava una pasta alle vongole fantastica; un posto di famigliole, pensato più per bungalows in legno e camper che per le tende, ma riuscii ugualmente a trovare una bella postazione ombreggiata. I genitori di Camilla sulle prime avevano fatto un po’ di storie, ma alla fine mi avevano accettato volentieri, stavo simpatico a loro ed avevo fatto amicizia anche con Lele, il fratello di Camilla un ragazzone alto, biondo con gli occhi azzurri particolarmente benvisto dalle ragazzine, quindi avevamo formato una compagnia affiatata e ci divertivamo come matti a nuotare, a pescare i ricci, a tuffarci da uno scoglio per poi raggiungere a nuoto una grottina,  ad uscire in pedalo, a partecipare, solo per il gusto di boicottarli goliardicamente, ai giochi organizzati dall’animazione: risveglio muscolare, gioco aperitivo, aqua-gym, balli latino-americani ecc. Quasi ogni sera scendevamo in paese, ci facevamo una pizza (beh ogni tanto una cenetta coi fiocchi alla “Cantina del Marchese”), poi Camilla ed io ce ne andavamo in spiaggia e gli altri a prendere un gelato in piazzetta s. Domenico o a ballare al “Ciclope”. Una sera tutti assieme prendemmo un vecchio peschereccio sul quale ci mostrarono come si pescava in passato alla luce delle lampare, poi ci sbarcarono a porto Infreschi che era l’una ed al lume della luna ci arrostirono tutto il pesce pescato e lo mangiammo in grande quantità accompagnato da enormi fette di anguria e dal forte vino bianco del sud. Non avevo mai visto in vita mia un posto tanto bello, romantico e pittoresco come porto Infreschi, una spiaggetta raccolta, protetta da alte montagne, l’acqua cristallina, i sassoni bianchi… decidemmo che ci saremmo tornati la sera dopo. Affittai una barca (da ragazzo avevo imparato a remare sul Tevere, quindi il placido Tirreno non mi faceva certo paura…) ci fermammo per un po’a Cala Luna dove un gruppo di francesi cantava Brassens attorno ad un falò, poi raggiungemmo porto Infreschi. Quella notte, incredibilmente, non c’era nessuno. Forse, chissà, al Bolivar, l’unico cinema del paese c’era un film di grande richiamo, forse al “Ciclope” si esibiva una star della musica leggera… ma a noi piacque pensare che un posto così  fosse “prenotato” per noi e per il nostro amore.
Sulla barca c’era un materassino e lo stendemmo a terra sui sassi. La luna piena si rifletteva sul viso di Camilla… il mare sciabordava dolcemente, sembrava che cantasse una canzone solo per noi.
Ci abbracciammo. Camilla era tesa, ed anch’io lo ero, anche se cercavo di non darlo a vedere. Sentivo la sua bocca sulla mia, le mani dapprima esitanti, poi sempre più forti che mi stringevano e mi accarezzavano da tutte le parti. Altre volte eravamo rimasti da soli in spiaggia, a giocare, a coccolarci, a baciarci, ma stavolta entrambi sentivamo che non sarebbe stata la stessa cosa. Un muro di seta mi divideva dal possederla completamente. Quando capì la mia intenzione Camilla sorrise ed il suo corpo aderì completamente al mio. Fu un’esperienza dolcissima, il viso delicato di Camilla, il suo seno bianchissimo inargentato dalla luna, il suo respiro, la sua voce roca che gridava il mio nome… La sentivo indifesa… per un momento pensai che avrei anche potuto morire sui suoi fianchi, ma non me ne sarebbe importato nulla. Era troppo bello, troppo intenso, era qualcosa di indescrivibile. Sia per lei sia per me era la prima volta.

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