venerdì 13 aprile 2012

da QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE: Primo flashback (Camilla ricorda) LAMPADA OSRAM




PRIMO FLASHBACK: (Camilla ricorda)

 Lampada Osram

Camilla seduta nel vagone semivuoto si passò un filo di burro cacao sulle labbra e fece una piccola smorfia. “Mi ero ripromessa che non avrei mai usato in vita mia la parola imbranato e invece… Che poi le persone che la gente chiama imbranate sono di solito quelle più ingenue, più tenere, più indifese…”
 Socchiuse gli occhi e le tornò alla mente un fatto di un paio di anni prima, quando ancora abitava in borgata e frequentava la prima superiore. Un giorno di maggio era venuta a Roma con la scuola. Tra il Colosseo e i fori imperiali l’aveva avvicinata un pariolino ed aveva attaccato bottone. Era bello, elegante, simpatico, non goffo e timido come lei.
Quando già stava perdendo la testa (come avrebbe detto suo padre) o aveva deciso di starci (per usare un lessico a lei più consono) era arrivata l’insegnante di matematica e l’aveva riportata nel gruppo, non prima che il ragazzo, di cui manco sapeva il nome, le fissasse un appuntamento per il sabato pomeriggio.
“Sabato? E dove” aveva chiesto.
“Alle otto. A Stazione Termini”
“Eh ma è grande Stazione Termini” aveva detto lei, quasi pentita di aver accettato.
E lui “Non ti puoi sbagliare, ci vediamo sotto il cartellone pubblicitario della lampada Osram”.
Camilla  aveva detto ai genitori che sarebbe andata a studiare a casa di un’amica (“sai, la Lalla, quella che è appena arrivata da Frosinone, poverella, non conosce nessuno, sì quella che non ha ancora il telefono…”) e che sarebbe poi andata a vederla giocare a basket. Miracolosamente le avevano creduto e, pur con mille raccomandazioni, le avevano dato il permesso. (Piccola nota storica per i lettori più giovani: oggi nell’era dei cellulari nessuno lo ricorda più, ma ancora pochi anni fa, quando non si voleva dire ai genitori dove si andava, si diceva sempre che si andava dall’amico o dall’amica senza telefono). Camilla socchiuse gli occhi con un senso di disagio. Ricordare le dava fastidio, ma anche una specie di sottile piacere.
“Ero lì dalle sette e venti, ma ovviamente mica pensavo che lui sarebbe arrivato in anticipo… o meglio ci speravo sì, ma non con un anticipo così forte… quaranta minuti… trenta… quindici… cinque… ecco adesso però sono le otto… Dio che casino, mi gira la testa, macchine, valige, taxi, venditori di cartoline, persone di ogni razza, preti, suore, soldati… comincia a fare fresco, l’aria mi scompiglia i capelli, meglio annodare il foulard... eccolo è lui, no è uno che gli somiglia, anzi da vicino non gli somiglia neanche un po’… sono io che ho le traveggole… è il primo appuntamento della mia vita, ci tengo da matti… non vedo l’ora che arrivi… chissà se avrà ancora quei pantaloni a zampa d’elefante che aveva l’altro giorno… mi piacciono i pantaloni a zampa d’elefante, anzi no, mi piace lui… otto e un quarto, ormai ci siamo, sta per arrivare, chissà che emozione, non devo arrossire quando mi saluta, quando mi bacia… io gli dirò ciao poi parlerà lui, a me non verrebbero le parole… salivazione azzerata come dice quel comico della televisione… e quello chi è? cosa vuole da me? Via Boncompagni? Non sono pratica della zona, mi spiace… pussa via, avrai anche un gradevole profumo di lillà, bello mio, ma decisamente hai una faccia da galera, mai però come gli altri tre con cui eri in macchina… perché è tutta sera che mi vengono in mente due canzoni che ascolta sempre il mio papà? “Madeleine” di Brel e “L’appuntamento” della Vanoni… beh perché hanno in comune l’argomento… uno che fissa un appuntamento e si becca un bidone della madonna…otto e venti… ma io mica l’ho dato l’appuntamento, io l’ho accettato, non avrebbe senso darmi un appuntamento e non venire…non devo pensare a queste canzoni, devo pensare che tra un attimo arriverà e mi porterà a vedere il tramonto… magari si inventerà delle scuse, i maschi ne hanno sempre una pronta, solo per non dirmi che si è fermato al bar con gli amici…e poi si dichiarerà come ha fatto quel tipo che gioca a tennis con la mia amica Laura… anzi no glielo dico io che mi piace tanto tanto… si brava l’imbranatissima Camilla che si dichiara al primo amore, ma che stai a dire, pensa piuttosto se è qui che lo devi incontrare… ma avrò capito giusto? Di pubblicità della lampada Osram io vedo solo questa… altre non ce ne sono in tutta la stazione… devo fare l’imbronciata o la felice quando lo vedo? E che ne so, è così difficile vivere una situazione per la prima volta… otto e trenta, fa buio, altro che tramonto… ormai è notte…laggiù c’è giusto un autobus che va dalle parti mie, sarà il caso che me ne torni a casa… senti come rimbombano i miei passi sul selciato… mi sembra che tutti mi guardino… che tutti sappiano… chissà dove ho messo il biglietto”.



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