venerdì 6 aprile 2012

da QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE: BATTIBECCO


domenica

Battibecco


Passarono poco più di ventiquattro ore e la domenica pomeriggio telefonai a Camilla chiedendole se veniva con me a fare un giro a piazza di Spagna. Il suo tono, ma soprattutto la sua risposta mi gelarono: “Certo che ci vengo, ne abbiamo di cose da chiarire”.
Mentre camminavo con una vaga inquietudine verso il luogo dell’appuntamento continuavo a rimuginare tra me queste misteriose parole. Chissà cosa avrà voluto dire… certo che per essere una che ho visto ieri mattina per la prima volta si allarga bene la piccola.... Da una finestra spalancata mi colpì l’orecchio la voce di Lando Fiorini:
                                  fiore de pepe…
                                          tutte le cose a modo vostro fate…
                                          ma verrà il dì che a modo mio farete”.

 Toh eccola là, tra un momento sapremo
Si avvicinò senza un saluto, senza un gesto, senza preamboli, mi cacciò in faccia i suoi occhi blu che la mattina precedente mi erano parsi molto più dolci e sibilò con aria scocciata:
“Ehi, bello, cos’è che abbiamo fatto io e te? No, davvero, dimmelo, perché io non me lo ricordo, meno male che ci sono i tuoi amici a rinfrescarmi la memoria”.
All’improvviso, come un lampo di luce in una notte buia (cazzo, Claudio, quando scrivi queste cose mi fai girare le palle, mi sembri Snoopy…) compresi l’arcano ed in quel momento mi sarei dato una martellata in testa.
La sera prima ero uscito come tutti i sabati con i miei amici e chissà come mai tutti già sapevano che la mattina ero stato visto in un certo bar con una biondina acqua e sapone sì, ma pur sempre un gran bel pezzo di figliola. Subito avevano cominciato a tempestarmi di domande non tanto sul “chi è” e sul “dove sta”, ma sul “cosa ci hai fatto”. Sarà stata la brezza di marzo, sarà stato un gin tonic di troppo, sarà stato il mio narcisismo di ventenne, saranno state, diciamola tutta, le mie ricorrenti frequentazioni di riviste porno, unica via di scampo dalla mia casta vita, insomma mi ero messo a raccontare di tutto di più, con un’abbondanza di particolari di cui io stesso mi divertivo e mi stupivo mentre mi uscivano dalla bocca… Peccato che la sera stessa il mio amico Gigi avesse spifferato tutto ad un suo amico che era amico del fratello di Camilla.
“Ascolta, Camilla, prima di incavolarti cerchiamo di ragionare… probabilmente c’è stato un equivoco, qualcosa da chiarire, ma a noi che ce ne frega, su non stiamo a parlare di queste cose… ma lo sai che ti sta bene questa maglietta…”
“Senti, non cercare di cambiare discorso”
“Ma dài Camilla, uno ti dice una fregnaccia e tu subito abbocchi, non ti fidi di me?”
“Non è questione di fiducia, solo che…”.
“Solo che?”
“Solo che a me i dongiovanni mi stanno sulle palle ecco tutto”
“A fanatica, dongiovanni tu lo dici a tuo fratello, hai capito? E poi io ai miei amici racconto quel cazzo che  mi pare”.
“Ecco,  bravo, racconta. E’ l’unica cosa che sai fare. Che poi mi piacerebbe vederti impegnato in tutte quelle performances erotiche… quanto ad erotismo ne provavo di più da bambina, quando mio nonno mi portava all’asilo”
“Questa non l’ho capita”.
“Ah no? Intendo dire che almeno lui un bacetto sulla guancia me lo dava”.
“Oh ciccia, se non ti vado bene, pedalare, la strada è quella”.
“E vai Claudio!!! Mica male come approccio erotico”.
“Ascolta Camilla, parliamo seriamente. Io ogni volta che stiamo assieme ho una gran voglia di baciarti, ma tu hai un modo di fare un po’, non so come dire… aristocratico, un’ironia… sai, io ho il mio orgoglio”.
“Ironia? Aristocrazia? Orgoglio?A Clà, mi sa che sei un pochino imbranato… che mi stai a dire, che devo prendere io l’iniziativa?”
Eravamo ad una fermata del metrò. Lei fece il gesto di imboccare la scala.
 “Pace?” dissi senza troppa convinzione.
Camilla alzò le spalle. “Pace – disse- ma ti avverto che non sopporto questo tipo di smargiassate”.
In quel momento non era proprio il caso di provare a baciarla; la seguii con lo sguardo finché la metropolitana non la inghiottì. Da un vecchio giradischi Sergio Centi cantava
                               
                                    fiore de poi…
                                            che tutta la cagione foste voi…
                                            me dassiro ‘na spinta e ce cascai”.



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