venerdì 13 gennaio 2012

Da "Ti racconto una canzone"   VIVO DA RE

                                                        VIVO DA RE

Carissima Sara,

ti sembrerà strano ricevere una mia lettera dopo la fine della nostra storia, ma ieri ho sentito Gianni e mi ha detto che vi siete visti la settimana scorsa alla festa di Valeria…  sei stata gentile a chiedergli come sto io, non mi aspettavo che, dopo avermi mollato dall’oggi al domani, ti preoccupassi del tuo ex…
Comunque, visto che lo vuoi sapere, io sto benissimo, vivo da re, magari non ti farà piacere sentirlo dire così brutalmente, ma non sento assolutamente il bisogno di te. La mattina dormo, mi alzo alle tre, e mentre mangio un boccone accendo il videoregistratore e guardo la registrazione del mio spettacolo della sera precedente. L’applauso del pubblico mi dà un’euforia che non ti immagini; insomma te lo ripeto, anche senza di te me la passo veramente bene. Oh, Sara, perché non mi telefoni qualche volta? Dico questo senza secondi fini, giusto per parlare dei vecchi tempi, dei nostri compagni di scuola (hai visto Franco in televisione  parlare delle malattie di  Leopardi e degli aspetti medici della passione di Cristo? Hai saputo che la Silvia ha ingrandito la farmacia? Sai che ho visto Lucio al concerto di Bob Dylan? Sai qualcosa di Laura? Purtroppo abita così lontano che vedersi è quasi impossibile, anche se ci terrei veramente…) o dei miti  dei nostri anni verdi (Roberto Baggio… Guccini… Che Guevara…) a proposito vai a vedere “I diari della motocicletta”, ti entusiasmerà come ha entusiasmato me. In questo momento non sono fidanzato. Ti parrà strano ma è proprio così, da quando sono diventato famoso ho una vita superimpegnata in cui non c’è posto per l’amore. Dischi, tournées, in casa ci sto pochissimo. E tu? Non ti annoierai di certo, non ti sei mai annoiata in vita tua. Dài telefonami, Sara… uffa, da come ti parlo sembra che io abbia voglia ancora di te… ebbene sì, almeno in certi momenti vorrei averti qui. E adesso è uno di questi momenti. Telefonami, Sara, confessa che l’idea di una serata con me ti attira; qualcosa deve pur essere rimasto di ciò che abbiamo costruito assieme.
Da quando mi hai lasciato la mia vita è una fuga: fuga da Milano, fuga dalle donne, fuga dalla realtà, mi immergo completamente nel mio rock come se fosse una droga, suono e dormo, dormo e suono, per dimenticare l’unica cosa che veramente mi manca: una carezza sul mio viso, una carezza dalla persona che se ne è andata da questa casa, ma che ha lasciato qui qualcosa di sé. Sono in crisi, Sara, mi sembra di morire, non mi riconosco più, non mi capisco più. Per dirtene una: stasera esco con una tipa, l’ho conosciuta dopo un concerto, a dir la verità non so quasi chi sia, le ho fissato un appuntamento ma se devo essere sincero non ricordo neanche che faccia abbia. Sai una cosa, Sara, più si avvicina il momento di incontrarla e più inconsciamente spero che ti assomigli. Come fai a vivere senza di me, Sara, non sei stanca di tipi che per portarti a letto ti offrono rose e noia? E quando sei sola la sera nel tuo letto non ti sembra di morire? Sento che mi desideri, Sara, sento che hai una voglia matta di avermi lì con te.

Ti amo, Sara.

Nella certezza di ricevere presto una lettera o una telefonata ti mando un bacione come quelli di una volta.

Il tuo Enrico


Vivo da re
(Enrico Ruggeri)


Vivo da re,
non ho bisogno più di quello che facevi tu per me.
Mi alzo alle tre, mi guardo alla TV
e sono sempre su, senza te.
Sentiamoci ogni tanto, per ricordare noi,
i vecchi compagni di scuola
e i nostri vecchi eroi.
No, lo sai, sto da solo io.
Non crederai, ma sto da solo io.
Io, dischi e tournées,
a casa quasi mai .E tu non ti annoierai? Dubito.
Voglia di te? Mah, forse adesso si, vorrei averti qui subito.
Telefonami ancora, confessa che ti va;
qualcosa è rimasto nel tempo, non si cancellerà.
Scappo via, ogni giorno sai,
suono il mio rock senza fermarmi mai.
Certo, pensandoci bene qualcosa mi manca,
qualcuno che sfiori la mia faccia bianca.
Può darsi che senta il bisogno di chi
ha lasciato qualcosa di sé proprio qui.
Muoio da un po’, non mi conosco più,
non mi capisco più.Come mai?
Stasera un'altra donna, a stento so chi è
però inconsciamente io spero che un po’ assomigli a te.
Scappo via, ogni giorno sai,
suono il mio rock senza fermarmi mai.
Sono sicuro che dentro qualcosa ti manca;
di rose e di noia devi essere stanca.
Che strade percorri toccando il cuscino?
A volte, lo so, mi vorresti vicino,
morendo un po’

Questa canzone è stata incisa da Enrico Ruggeri








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