venerdì 1 giugno 2012



Io ti prendo come mia sposa

Nella penombra dolce della chiesa cominciai a sognare ad occhi aperti. La cerimonia prendeva corpo. Io in vita mia avevo assistito a due matrimoni: uno da bambino, e lì tutto mi era parso semplice e veloce, il prete interrompeva la messa in latino, faceva una domandina a cui gli sposi rispondevano “sì” e via andare. Invece cinque anni fa, al matrimonio di mia cugina, ero rimasto stupito da tutta la pappardella che gli sposi dovevano dire… chissà se la leggevano o se la dovevano imparare a memoria? La cosa mi preoccupava un po’, dato che io di memoria non ne ho mai avuta… Sentivo dietro di me il respiro dei miei genitori, la mamma che singhiozzava, papà che tirava su col naso ed ansimava come se avesse l’asma… Camilla bellissima al mio fianco in un lungo abito bianco che le fasciava i fianchi… Lele e Gigi in blu a fare da testimoni… il prete che mi guardava con aria interrogativa… toccava a me…Minchia, devo improvvisare… non c’è niente di scritto, poteva dirmelo prima mortacci sua… “Camilla, io ti prendo come mia sposa davanti a Dio (beh questa è facile…)… e ai verdi prati (che stai a dire, Claudio? Mo’ che c’entrano i verdi prati? Che ne so li ha nominati prima il Gatto, ha detto che qui al tempo del Manzoni era pieno di prati verdi…)… ai mattini di nebbia (si vede che sono a Milano) ai marciapiedi addormentati (questa mi è venuta così…porca zozza, devo andare avanti… il prete mi fa segno di continuare…) alle fresche sere d’estate, a un grande fuoco sempre acceso (beh dopo tutto le notti di Marina di Camerota hanno cementato il nostro rapporto…basti pensare a quella notte di luna… ah sì…) alla luna bianca… alle foglie gialle d’autunno… al vento che non ha riposo (il vento, certo… ricordo che  la sera del primo bacio sul fiume tirava un vento eccezionale…) al mare calmo della sera (ancora mi torna in mente quella notte a porto Infreschi…) ed ora? Non è ancora finita? Perché il prete mi guarda? Io ti prendo come mia sposa davanti ai campi di mimose (un po’ di femminismo non guasta mai… ma com’è bella Camilla tutta in bianco ah sì…) agli abiti bianchi di neve… ai tetti delle vecchie case (questa non so proprio come mi sia  venuta…certe volte mi sembra di essere un poeta…) ad un cielo chiaro e sereno al sole strano dei tramonti (e dagli col tramonto sei fissato, Claudio… davvero quella sera sul fiume ti ha fatto breccia nel cuore…ed ora che dico? Il prete mi guarda… tutti mi guardano…Camilla mi guarda… la città l’ho già messa…il mare l’ho già messo… ah la montagna ecco…) all’odore buono del fieno, all’acqua pazza dei torrenti… (finalmente il curato fa segno di darci un taglio) io ti prendo come mia sposa davanti a Dio. Amen”. La chiesa gremita fino all’inverosimile sembra esplodere mentre l’organo intona la marcia nuziale; toh guarda, ci sono anche i francesi che abbiamo incontrato quella sera a Cala Luna… ma come avranno fatto a sapere del nostro matrimonio? E’ bello sentirli cantare a piena voce sulle note di Mendhelson:

                                         Claudio et Camilla se marient
                                                   oh le jour benit... 


 parenti ed amici applaudono, tutti escono di chiesa prima di noi…ci aspettano fuori… ecco, usciamo sottobraccio…stringo forte in un bacio appassionato la mia Camilla… tra un attimo ci lanceranno il riso, i confetti e comincerà la sarabanda delle foto… Camilla lancerà il bouquet (bellissimo, tutto roselline e margherite)… eccoci, ragazzi, arriviamo… siamo fuori dalla chiesa.
Non dovevo avere un’ aria molto intelligente quando uscii. Davanti a me non c’era nessuno… niente genitori commossi, amici goliardici, conoscenti con i loro consigli risaputi…niente fiori, niente clacson, niente riso. Solo il Gatto, che mi guardava perplesso tenendo in mano un barattolo di Carbonesia. Ripercorremmo la strada verso casa sua progettando le gite dei prossimi giorni… Milano…Como…Monza… Legnano per conoscere la ragazza del mio amico… Entrammo in casa e sua madre mi guardò con aria afflitta.
“Claudio… ha telefonato tua mamma… è arrivata la cartolina precetto”.


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